di Mattia Muscatello
Due poltrone e un tavolino di vetro appoggiati su un tappeto di pelle di vacca degno del salotto di un colone del Wyoming, qualche foto di famiglia e una chitarra acustica appesa al muro rigorosamente adornato da carta da parati damascata, infine la lampada della zia Olga a illuminare l’angolo zeppo di libri, dischi e dvd. In questa bizzarra e accogliente location Alessandro Besselva Averame e Maurizio Blatto hanno condotto Music Writing, un workshop della durata di un weekend (17-18 novembre 2018) sulla critica musicale, organizzato da RadioOhm negli spazi di Off the Corner in Corso Fiume 12 a Torino.
“Mi alzo in piedi così mi sento un po’ più Baricco”: così Blatto, firma storica di Rumore, ha stemperato l’atmosfera iniziando a raccontare in che modo si è avvicinato al mondo della critica musicale. Si è parlato di una passione travolgente a tal punto da far mandare all’aria una carriera forense, si è parlato con tono nostalgico di come sono nate le fanzine italiane degli anni Ottanta, quando ancora le informazioni e addirittura i dischi arrivavano in ritardo nel nostro Paese, fino all’esperienza formativa di Blatto a Radio Flash, con un piccolo aneddoto di natura stalker nei confronti di Alberto Campo, il conduttore del programma “Puzzle” che successivamente ha portato il giornalista in erba sotto la sua ala.
Blatto, da buon intervistatore, si rivolge spesso ai partecipanti, svegli e attenti nonostante il sabato sera trascorso tra le braccia dei vari santi protettori dei bevitori torinesi (Simone, Salvario e Giulia), con domande apparentemente banali ma che toccano nel vivo: “Perché scrivete? Cosa vi piace davvero musicalmente? Cosa invece vi fa schifo?”.
La parola è poi passata ad Alessandro Besselva, coordinatore di redazione di “Rumore”, che ha introdotto temi e cenni storici sulla situazione attuale dell’informazione musicale, toccando l’argomento rivista cartacea e online, soffermandosi particolarmente sulla recensione musicale. I partecipanti sono stati nuovamente chiamati in causa per tentare un primo approccio alla recensione di un disco conosciuto e successivamente sperimentando la scrittura al primo ascolto per “Compendio infedele”, il nuovo EP di Colapesce.
La lezione interattiva è stata inframezzata da video, ascolti e letture di articoli di vario taglio e stili di scrittura, per concludere con una volata su grammatica, punteggiatura e scelte lessicali.
Il discorso è declinato naturalmente verso l’argomento intervista, altro grande caposaldo del giornalismo musicale. Si è letto e analizzato un articolo/racconto dell’esperienza di Blatto alla conferenza stampa con Lou Reed, che ha arricchito il discorso con aneddoti a proposito di interviste telefoniche poco interpretabili ad artisti scozzesi o nei confronti di intervistati poco inclini al dialogo che fornivano risposte monosillaba, come quella a Paul Banks, leader degli Interpol, risolta con un escamotage narrativo tirando in ballo un’antilope impagliata dal museo di Scienze Naturali di Torino, ritratta nel retro della copertina del disco della band statunitense, scelta come interlocutore da Maurizio al posto del lapidario Paul.
Maurizio Blatto ha raccontato di come punti molto sulla tecnica narrativa, aggiungendo emotività dal punto di vista del narratore, utilizzando uno stile il più possibile carico di personalità, pur mantenendo un equilibrio interno al testo tra elementi personali e informazioni essenziali, fornite tramite il racconto. Questa propensione è data dallo studio e dall’ammirazione per le grandi firme della storia del giornalismo musicale, come Lester Bangs o Nick Hornby. Oggi Blatto può dar sfogo alla sua penna nella rubrica MyTunes di “Rumore”, dove gioca con un mix di elementi personali e narrativi per parlare di brani a lui cari. Gesto fisico e faticoso quello della scrittura secondo Blatto, che invita i neofiti ad avere un approccio metodico, serio e costante nei confronti della scrittura, cita Ernest Hemingway e poi aggiunge: “Io ad esempio quando concludo un lavoro vado diretto a farmi una doccia”.
In definitiva, disciplina e fatica sono gli ingredienti da aggiungere a passione e curiosità per la redazione di un buon testo che, in un mondo carico di informazioni poco approfondite e concorrenza non specializzata, possono far emergere qualitativamente un giornalista musicale.
Qui la fotogallery del workshop “Music Writing”. Gli scatti sono di Edoardo Pivi.